Sentirsi depressi significa vedere il mondo attraverso degli occhiali con delle lenti scure: l’esistenza perde molto di significato e di interesse, tutto sembra più opaco e faticoso da affrontare, anche le azioni più semplici, come alzarsi dal letto al mattino, sembrano una montagna da scalare.
Spesso sono presenti sentimenti di svalutazione e di colpa, accompagnati dalla convinzione di essere e sentirsi “sbagliati”, di non essere capaci o avere risorse adeguate per far fronte alle sfide della vita.
In molti casi, la depressione è accompagnata, appunto, da sensazioni di fatica e stanchezza che la persona prova di fronte alle richieste del mondo che lo circonda, che, in qualche modo, avverte come insormontabili.
Spesso tali richieste sono vissute come aspettative che sente di non riuscire a soddisfare e disattendere tali aspettative diventa fonte di sofferenza e malessere personale.
Oltre a ciò, la persona con un vissuto depressivo tende a sentirsi schiacciata dagli eventi e di non poter avere influenza alcuna sugli stessi.
Inoltre vi è una percezione di smarrimento, una sensazione di non riuscire più a dare un senso alla propria esistenza, come se fosse perso, appunto, il senso di appartenenza e di partecipazione. La persona si percepisce priva di ogni ruolo significativo.
In altre parole quando una persona avverte di non riuscire a portare avanti la persona che vorrebbe essere o sente di essere e, quindi, in seguito a ripetuti tentativi validati o invalidati di essere riconosciuta come tale, può accadere che scelga di tirare i remi in barca dando inizio ad una progressiva riduzione delle attività e della vita relazionale, perché fonti di sofferenza e disagio.
Solitamente tale condizione alimenta e perpetua un circolo vizioso: i fallimenti relazionali favoriscono nella persona una scelta di chiusura, che a sua volta tende a rendere, nel tempo, ancora più difficoltoso il ripristinarsi della comunicazione e degli scambi con le altre persone.
Tale “fragilità” relazionale può portare ad un’ulteriore scelta di isolamento, di rinuncia ad occasioni di partecipazione alla relazione con l’altro e ad una riduzione delle opportunità di confronto con il mondo. Ciò che avviene è una vera e propria “costrizione” della vita.
Secondo quest’ottica la depressione è intesa come impossibilità a superare un’invalidazione; la persona diventa come uno scienziato incapace che, nonostante i risultati nulli, continua a ripetere lo stesso esperimento, senza riuscire ad elaborarne nessun altro.
Nella depressione uno degli aspetti più evidenti è l’incapacità dell’individuo di “portare avanti” sé stesso: la perdita di stimoli e desideri, il senso d’inutilità, il sentirsi sbagliato e inadeguato, il percepire qualsiasi attività come faticosa, la chiusura in sé e gli altri sintomi depressivi sono generati dal fallimento dell’esperienza personale e relazionale costruita fino a quel momento.
Ciò che prima aveva significato poi non lo ha più; si è imprigionati dalla mancanza di una prospettiva, non si è più in grado di indirizzare ed orientare le proprie scelte e i propri comportamenti e non sono percepibili e visibili strade alternative possibili.
Chiudendosi nel proprio mondo, limitando l’esperienza e restringendo le possibilità di vivere, la persona si difende dalla minaccia di andare verso un ulteriore scompenso del sistema, verso una nuova e già vissuta sensazione di fallimento, inutilità e inadeguatezza.
E’ come spegnere consapevolmente e volontariamente la luce: non sapendo anticipare ciò che sta davanti a noi e temendo di scontrarci contro qualcosa di imprevedibile, inaspettato e ingestibile, con il buio giustifichiamo il fatto di non muoverci, possiamo “legittimamente” stare fermi, restare immobili.
Lavorando insieme possiamo chiederci: Cosa ha portato la persona a sentirsi così? Quali significati personali hanno perso senso o sono stati inficiati? Perché la persona rimane bloccata rinunciando all’esplorazione di possibili alternative?
Possiamo, inoltre, avventurarci insieme in un viaggio alla scoperta di nuovi significati e nuove possibilità, cercando di comprendere e creare alternative di fronte alla difficoltà psicologica della depressione.
Possiamo camminare insieme alla ricerca di scelte più consapevoli e di modalità più soddisfacenti di vedere se stessi e di vedersi in relazione con gli altri.
Attraverso una nuove elaborazioni possiamo riprendere un movimento verso una direzione più soddisfacente e appagante.
I pescatori sanno che il mare è pericoloso e la tempesta terribile, ma non hanno mai trovato questi pericoli, una ragione sufficiente per restare a riva”
Vincent Van Gogh 1882
Sono la dottoressa Anita Martellacci e ricevo presso lo Studio Medico Castiglioncello e presso lo Studio Professionale a Livorno.
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