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Burnout e stress lavoro correlato
Il burnout è generalmente definito come una sindrome di esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e derealizzazione personale, che può manifestarsi in tutte quelle professioni con implicazioni relazionali molto accentuate.
Il termine Burnout significa “bruciato”, “scoppiato”, “esaurito” ed è associato ad una perdita di interesse ed ad uno svuotamento emozionale, vissuti dal lavoratore, verso le persone con le quali svolge la propria attività siano questi pazienti, assistiti, clienti, utenti.
Questo “deterioramento” influenza valori, dignità, spirito e volontà delle persone colpite.
La sindrome del burnout ha maggiore probabilità di svilupparsi in contesti lavorativi che richiedono una forte dedizione ed un notevole impegno, sia in termini economici sia in termini psicologici, così come in contesti lavorativi routinari.
Inoltre, le richieste e l’impegno quotidiani investiti nella famiglia, e le difficoltà lavorative, insieme, possono portare ad una perdita d’entusiasmo del lavoratore.
Il burnout ha manifestazioni specifiche:
- Esaurimento Emotivo: “L’esaurimento emotivo consiste nel sentimento di essere emotivamente svuotato e annullato dal proprio lavoro, per effetto di un inaridimento emotivo del rapporto con gli altri”.
- Depersonalizzazione: “La depersonalizzazione si presenta come un atteggiamento di allontanamento e di rifiuto nei confronti di coloro che richiedono o ricevono la prestazione professionale, il servizio o la cura”.
- Ridotta Realizzazione Personale: “La ridotta realizzazione personale riguarda la percezione della propria inadeguatezza al lavoro, la caduta dell”autostima ed il sentimento di insuccesso nel proprio lavoro”.
In sintesi le dimensioni tipiche del burnout sono:
- Esaurimento: la persona può sentirsi prosciugata, incapace di rilassarsi e di recuperare, mancando di energia per affrontare sia il lavoro quotidiano che i nuovi progetti.
- Cinismo: la persona può assumere un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti del lavoro e delle persone che incontra in ambito lavorativo, riducendo al minimo o azzerando il proprio coinvolgimento emotivo nel lavoro, abbandonando persino, talvolta, i propri ideali e valori.
- Inefficienza: La persona può sentir crescere la sensazione di inadeguatezza e qualsiasi progetto nuovo viene vissuto come opprimente. Il lavoro diventa pesante e il coinvolgimento in termini di motivazione ed entusiasmo è minimo.
Le cause
Le cause del burnout possono essere diverse e ovviamente molto soggettive.
Molti studiosi si sono occupati di comprendere le cause del Burnout considerandolo, talvolta, un problema individuale, altre volte una problematica legata al contesto sociale.
Altri autori, come Maslach e Leiter (1997), hanno elaborato un modello interpretativo che si focalizza principalmente sul grado di adattamento/disadattamento tra persona e lavoro.
Secondo questi autori la sindrome del burnout ha maggiori probabilità di svilupparsi quando è presente una forte discordanza tra la natura del lavoro e la natura delle persone che svolgono tale lavoro.
In genere gli aspetti che possono influenzare l’insorgenza del burnout sono legati alle aspettative connesse al ruolo, alle relazioni interpersonali vissute in ambito lavorativo e familiere, alle caratteristiche dell’ambiente di lavoro, all’organizzazione stessa del lavoro e al periodo, alla fase di vita, che la persona sta passando.
Le caratteristiche distintive e manifestazioni del burnout possono essere molteplici: dal nervosismo, irrequietezza, apatia e indifferenza, al cinismo, ostilità, stanchezza e insonnia; dalla rabbia, risentimento, irritabilità e aggressività, alla resistenza ad andare al lavoro ogni giorno, negativismo, indifferenza e depressione; dal senso di colpa, sensazione di fallimento, sospetto, rigidità di pensiero e resistenza al cambiamento, all’isolamento, sensazione di immobilismo e difficoltà nelle relazioni con gli altri.
Cosa fare?
Per quanto il burnout sia legato al contesto lavorativo e quindi possa essere ritenuto utile intervenire sull’ambiente di lavoro, l’aiuto che maggiormente potrebbe risultare efficace è quello personale, su se stessi.
Rivolgersi ad un professionista, ad uno psicologo, potrebbe aiutare a sviluppare una maggiore consapevolezza del problema, potrebbe facilitare la comprensione delle relazioni esistenti tra il comportamento personale, il proprio vissuto ed il contesto di vita e lavorativo, favorendo elaborazioni nuove e diverse su se stessi e gli altri.
Insieme, possiamo cercare di mettere a fuoco quali aspetti sono coinvolti nel nostro malessere legato al lavoro.
Inoltre possiamo comprendere cosa, il vissuto collegato a questo disagio, ci impedisce e cosa ci permette, ricercando gli aspetti positivi, oltre a quelli “negativi”, di questa situazione.
Questo nostro lavoro può aprirci la possibilità di elaborare modalità alternative di viversi il contesto lavorativo.
Sono la Dottoressa Anita Martellacci e ricevo presso lo studio medico specialistico a Castiglioncello.